Giochini pericolosi
Cari colleghi masterizzati,
mi accingo a fare un resoconto più o meno fedele del colloquio, tenutosi ieri.
Ore 15.30 Arrivo alla stazione di Piazza Garibaldi e qui incontro la nostra Margherita.
Io sono in uno stato di rincoglionimento totale.
Ho già le visioni mistiche (stile Fantozzi prima maniera).
Margherita: “La sede dell’azienda sta a Milano! Tu sei disposto ad andare a Milano?”
Raffaele (espressione estatico/idiota stampata sulla faccia): “Eh? Sì, va bene, accetto.”
L’appuntamento è alle 17 (un numero che è tutto un programma) ma io alle 16.30 sto già all’Università.
Arriviamo io ed Emanuela da Genovese, il quale ci fa “Vi siete studiati il sito dell’azienda? Siete preparati?”
Qua mi inizio a preoccupare ed abbozzo “Beh, vede eccellenza…”
Ma Genovese è già rientrato nel suo ufficio.
La prima ad andare sotto i ferri è Emanuela.
Io ed Axel origliamo nel modo più spudorato.
Sentiamo parlare di disegni fatti al carboncino, di immagini da associare ad una musica…
Le perplessità aumentano.
Entra Axel.
Io sento cose tipo “l’organizzazione è importante quando si cambiano le ruote di una macchina, è un tipico caso in cui si può applicare il reengineering” (???!!!)
Entro io.
Salivazione zero.
Stomaco che balla la lambada con l’intestino.
M: “Tu sei di Torre del Greco. Come mai sei nato a Napoli?”
R: “Beh… vede, Sire… i miei volevano farmi nascere nella capitale del Regno delle Due Sicilie”
M: “Devo realizzare un video in cui ho come sottofondo la canzone “Tempo” di Jovanotti, tu che immagini abbineresti?”
R: “Le api che fanno il miele!”
M: “Come mai questa laurea in filosofia?”
R: “Sono i paradossi della vita! Il tuo lavoro (la filosofia) diventa una tua passione. Una tua passione (l’informatica) diventa il tuo lavoro”
M: “Questa me la segno! Adesso facciamo un giochino…”
Qua il mio resoconto si interrompe…
Ho uno strano buco di memoria.
Non ricordo altro.
Ciao
Raffaele
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